Ottanta anni fa – era il 12 febbraio 1941 – all’ufficiale Albert Alexander fu somministrata penicillina per la prima volta nella storia dell’umanità. Purtroppo, i medici non riuscirono a salvargli la vita poiché la quantità di farmaco sintetizzata era insufficiente.
La storia ufficiale della penicillina ha inizio nel 1928 con Alexander Fleming. Ma la scoperta degli antibiotici si deve a un italiano, Vincenzo Tiberio. Nel 1895 descrisse il potere battericida di alcune muffe, anticipando di oltre trenta anni la scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming.
Solo durante la seconda guerra mondiale, di fronte alla richiesta urgente di farmaci che arrestassero la conseguente epidemia di infezioni, si ebbe un’accelerazione degli studi sulla penicillina. Nel 1940 Howard Walter Florey e Ernst Boris Chain, entrambi studiosi dell’Università di Oxford, diedero il via ad esperimenti sulle possibili applicazioni della molecola. Dopo esser riusciti a isolarla in forma pura, passarono a testarla per la prima volta su un paziente affetto da setticemia: Albert Alexander. Ventiquattrore dopo la sua temperatura iniziò a scendere, di pari passo con il ridursi dell’infezione. Purtroppo per lui la quantità di penicillina non era sufficiente e, un mese più tardi, morì. I risultati tuttavia erano innegabili: la sostanza era efficace e non tossica per l’uomo.
Il mondo della scienza accolse con entusiasmo questa scoperta e decise di rendere merito ai vari protagonisti con il massimo riconoscimento: Alexander Fleming, Ernst Boris Chain, e Howard Walter Florey ricevettero il Nobel per la Medicina del 1945.