Tra gli adolescenti con diabete tipo 1 la presenza di un disturbo del comportamento alimentare (DCA) rende piuttosto complicata la gestione globale della malattia diabetica. Per controllare le glicemie un adolescente è sempre alle prese sia con il conteggio dei carboidrati sia con l’analisi dell’esercizio per calibrare al meglio la terapia insulinica; tutto questo però può portare – in chi è predisposto – ad episodi frequenti di perdita del controllo con abbuffate da un lato oppure eccessiva restrizione calorica dall’altro. Non va dimenticato che la stessa somministrazione di insulina può determinare aumento di peso, che si traduce nella sospensione della terapia per quegli adolescenti che, ossessionati dalle forme corporee, vogliono dimagrire, senza preoccuparsi del rischio di chetoacidosi, con possibili conseguenze fatali. Per questo comportamento è stato coniato un termine “DIABULIMIA”, che porta anche a peggioramento del controllo glicemico con elevazione della emoglobina glicata (HbA1c) e maggior rischio di complicanze microvascolari, come la retinopatia.
Il dottor Wisting con i suoi collaboratori ha pubblicato i risultati di uno studio norvegese, che ha coinvolto 104 adolescenti con diabete tipo 1 per valutare la frequenza di pasti/spuntini e la presenza di DCA. Salta subito all’occhio l’irregolarità dei pasti: 73.8% delle ragazze consuma regolarmente la prima colazione rispetto al 97.7% dei ragazzi; il 50% – senza differenze tra i sessi – pranza tutti i giorni; il 90% – sempre senza differenze tra i sessi – consuma ogni giorno il pasto serale.
Quando sospettare la coesistenza di diabete e di DCA (diabulimia) in un adolescente ? Quando: 1. il controllo metabolico sia inspiegabilmente insoddisfacente; 2. compaiano ripetuti episodi di cheto-acidosi e oscillazioni del peso corporeo; 3. il soggetto manifesti grande preoccupazione per le forme corporee; 4. dai risultati della ricerca del gruppo di Wisting si aggiunge anche l’irregolarità nel consumo dei pasti. Che fare ? La gestione di queste problematiche è sicuramente multidisciplinare con la collaborazione di diabetologo, nutrizionista, psicologo e, spesso, anche psichiatra, per fare in modo che l’adolescente si senta supportato nella già difficile gestione della malattia diabetica, complicata dalla preoccupazione sia per la forma corporea di per sé sia per le conseguenze dell’uso di insulina sul peso.
Da: Wisting L. e coll. Appetite 2017; 114: 226-231. DOI:10.106/j.appet.2017.03.035.