La storia della nefropatia è ben delineata nel diabete tipo 1, poichè è noto – nella maggior parte dei casi – il momento di esordio della malattia. L’incremento iniziale dell’albuminuria (un tempo identificato con il termine microalbuminuria) compare nel 20-30% dei casi dopo una media di 15 anni di durata del diabete. Meno della metà di questi soggetti progredirà a nefropatia conclamata; gli altri osserveranno la regressione o la stabilità dell’albuminuria, probabilmente grazie al controllo glicemico e all’assunzione di farmaci come gli ACE-inibitori (ACE, angiotensin-converting enzyme) e i sartanici (ARB, bloccanti del recettore dell’angiotensina).
Prima che fosse pratica comune trattare il soggetto con diabete tipo 1 avendo come obiettivo uno stretto controllo glicemico e pressorio, l’incidenza della nefropatia terminale (stadio 5) era elevata, arrivando a 1 su 4 pazienti a 30 anni dalla diagnosi di diabete.
Nel numero di marzo di Diabetes Care sono stati pubblicati tre lavori originali, che indicano come sia ridotta la percentuale di soggetti con diabete tipo 1 che vanno incontro a nefropatia terminale.
Dagli anni Ottanta il rischio di nefropatia terminale si è notevolmente ridotto in relazione ai progressi sul controllo glicemico e pressorio e alla disponibilità di farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina (ACE-inibitori e sartanici). I clinici devono continuare a monitorare la funzionalità renale (stima della filtrato glomerulare con la creatinina, albuminuria) per i loro pazienti e a seguire le linee guida per la gestione del controllo della glicemia e della pressione arteriosa.
Da:
Gagnum V. e coll. Diabetes Care 2018 Mar;41:420-425.
Costacou T. e Ochard T.J. Diabetes Care 2018 Mar;41:426-433.
Helve J. e coll. Diabetes Care 2018 Mar;41:434-439.
Bakris G.L. e Molitch M. Diabetes Care 2018 Mar;41:389-390.