Il diabete è tra le cause più frequenti di gastroparesi, una forma di neuropatia che porta a un rallentamento progressivo dello svuotamento gastrico, con sintomi che vanno da una sensazione di gonfiore a un senso di sazietà precoce fino all’impossibilità di alimentarsi per frequenti episodi di vomito.
L’iperglicemia nel tempo può danneggiare il nervo vago, che controlla i movimenti della muscolatura propria del sistema digestivo. Il risultato è il rallentamento del transito del cibo, che può diventare così grave da impedire il passaggio degli alimenti dallo stomaco all’intestino. Una conseguenza della gastroparesi è l’estrema variabilità glicemica, indipendente dalla effettiva composizione del pasto e legata esclusivamente all’assorbimento molto irregolare dei carboidrati.
La valutazione iniziale prevede l’esecuzione di una esofagogastroduodenoscopia (EGDS) e di una ecografia addominale, per escludere cause gastroenterologiche con sintomi simili. Poi, potrebbe essere necessario valutare il transito gastrointestinale con esami specifici.
Una volta confermata la diagnosi di gastroparesi diabetica, sarà importante rivedere la composizione dei pasti e la loro frequenza.
Infatti, nei casi meno gravi di gastroparesi, potrebbe essere sufficiente consumare 4-6 piccoli pasti ogni giorno, masticando con calma, bevendo acqua e – se possibile – facendo una breve passeggiata al termine del pasto (sono tutte azioni che aiutano lo stomaco a far passare il cibo digerito verso l’intestino). Inoltre, andrebbero evitati cibi grassi (che rallentano la digestione) e cibi ad elevato contenuto di fibre, perché favoriscono il formarsi di bezoari (raccolte compatte di materiale parzialmente digerito o non digerito, che si bloccano nello stomaco, ostacolando ulteriormente il passaggio di altro cibo).
Altro punto importante è il controllo delle glicemie – magari attraverso il monitoraggio continuo – per evitare l’estrema variabilità del glucosio ematico, a sua volta responsabile del peggioramento della gastroparesi. Ad esempio, potrebbe essere necessario valutare la somministrazione di insulina al termine del pasto per evitare l’ipoglicemia.
Nei casi più gravi si dovrebbe ricorrere ad alcuni farmaci, noti per migliorare la motilità gastrica e per ridurre la nausea e gli episodi di vomito, ma che andrebbero valutati caso per caso per gli effetti collaterali a lungo termine. Infine, nei casi refrattari alle terapie mediche si potrebbe ricorrere alla neurostimolazione gastrica, un metodo molto promettente grazie all’evoluzione della tecnologia miniaturizzata e delle tecniche endoscopiche.
Da: Matt McMillen, Diabetes Forecast, Luglio 2018.