Dall’Australia un gruppo di ricercatori, capitanati da Kirsten E. Peters, ci conferma che esiste un’associazione da non dimenticare tra diabete mellito e malattie tiroidee. Infatti, lo studio australiano ha esaminato i dati di funzionalità tiroidea in 1617 persone affette da diabete, che fanno parte di un database, e li ha seguiti per quattro anni. Di questi partecipanti, 130 (8%) con diabete tipo 1, 1408 (87.1%) con diabete tipo 2, e 79 (4.9%) con LADA (latent autoimmune diabetes of adults).
La prevalenza di malattia tiroidea è risultata pari al 17.4%, in linea con altri studi già pubblicati, mentre l’incidenza, cioè la comparsa di nuovi casi durante il periodo di osservazione di quattro anni, è stata del 7%. Non si osservava alcuna differenza significativa dal punto di vista statistico nella prevalenza o nell’incidenza di malattia tiroidea tra le diverse forme di diabete. La forma di alterazione della funzione ghiandolare più frequente, caratterizzata da un decorso variabile, è stata l’ipotiroidismo subclinico (condizione dove solo le concentrazioni di TSH sono superiori ai limiti di norma); infatti, ne è risultato affetto 1 soggetto su 25 sia all’ingresso sia durante il follow-up.
Questi risultati indicherebbero che è arrivato il momento di rivedere le linee guida di molti Paesi che, da un lato raccomandano lo screening per la disfunzione tiroidea quando è presente la forma autoimmune del diabete, dall’altro non suggeriscono il monitoraggio della funzionalità tiroidea nelle persone affette da diabete tipo 2.
Da: Kirsten E. Peters e coll. Clin Endocrinol. 2020; 92: 373-382.