Tradizionalmente ogni consulenza dietologica ha come base due principi: “quanto mangiare” e “cosa non mangiare”. Uno studio pilota da New York, che ha coinvolto un gruppo di soggetti con diabete tipo 2, getta un sassolino nel mondo della nutrizione, dimostrando che se si confronta la glicemia a due ore dopo una classica sequenza di portate e dopo il suo esatto contrario (cioè, prima verdure e proteine e dopo carboidrati), in quest’ultimo caso la glicemia risulta ridotta tanto quanto
si osserva dopo la somministrazione di un farmaco anti-diabetico con attività prevalente in fase post-prandiale. Inoltre, la secrezione insulinica nelle due ore dal pasto “rivoluzionario” è ridotta, suggerendo che la sequenza dei cibi porta a un miglioramento della sensibilità insulinica. Indubbiamente questi primi dati sono molto interessanti, anche perché è ormai noto da tempo che uno degli obiettivi del controllo glicemico è la glicemia in fase post-prandiale, dal momento che è strettamente correlata al progredire dei danni da aterosclerosi.
Da: Shukla A.P. e coll. Diabetes Care 2015; 38:e98-99. DOI: 10.2337/dc15-0429
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