Oggi abbiamo a disposizione diverse classi di farmaci per il controllo del dolore da neuropatia diabetica periferica ma nessuno di loro è in grado di modificare la storia naturale di questa complicanza. Negli anni sono state proposte diverse forme di elettroterapia, partendo dal presupposto che riuscissero sia a migliorare il flusso ematico lungo la fibra nervosa sia a controllare il dolore, interferendo con i circuiti nervosi dedicati.
Fino ad oggi, solo l’elettrostimolazione transcutanea – nota come TENS – è riconosciuta come un possibile strumento per la terapia della neuropatia dolorosa. Più recentemente l’elettrostimolazione transcutanea a modulazione di frequenza – nota come FREMS – ha suscitato molto interesse perché in uno studio pilota ha dimostrato di controllare il dolore e migliorare i parametri di conduzione nervosa. Si tratta di una tecnologia costituita da segnali elettrici bifasici generati da neurostimolatori computerizzati e somministrati attraverso elettrodi transcutanei, simultaneamente modulati in frequenza, ampiezza e durata per poter generare impulsi di intensità elevata ma di breve durata, così da essere biocompatibili.
Elettrostimolazione transcutanea: un’alternativa nel trattamento del dolore neuropatico?
E’ di pochi giorni fa la pubblicazione dei risultati di uno studio clinico multicentrico randomizzato in doppio cieco, disegnato per valutare l’efficacia e la sicurezza della tecnica FREMS nel trattamento della neuropatia diabetica sintomatica, che ha coinvolto anche alcuni Centri italiani (Bosi E. e collaboratori, Diabetologia, 2012; DOI 10.1007/s00125-012-2795-7). FREMS si è confermata priva di effetti collaterali e ha portato a una riduzione significativa del dolore sia diurno sia notturno immediatamente dopo ogni sessione di terapia, con la perdita di questo effetto benefico a distanza di tre mesi dal termine del trattamento, indicando quindi la necessità di cicli ripetuti per ottenere risultati più duraturi. Lo studio non ha rilevato effetti significativi sulla velocità di conduzione dei nervi esaminati durante il trattamento con FREMS e la spiegazione di questo dato potrebbe risiedere nel fatto che i pazienti selezionati presentavano una compromissione della velocità di conduzione così modesta da rendere molto difficile la possibilità di documentare un miglioramento con le misurazioni abituali. Speriamo che altri studi possano chiarire meglio queste questioni ancora aperte.