E’ stato pubblicato il documento del Gruppo di Studio “Medicina rigenerativa in ambito diabetologico”, che fa capo alla Società Italiana di Diabetologia (SID), su un argomento molto importante sia per i medici sia per i pazienti: cellule staminali e terapia del diabete. L’esigenza della pubblicazione di questo documento nasce dalla necessità sempre più urgente di fare chiarezza; infatti, si sente sempre più spesso affermare che le terapie con cellule staminali rappresenteranno a breve un’opzione terapeutica nella malattia diabetica, senza considerare due punti: 1) si tratta SEMPRE di studi condotti sì sull’UOMO MA sperimentali; 2) ognuno di questi studi richiede un protocollo rigoroso, approvato da un Comitato etico, e condotto in un Centro clinico autorizzato.
Iniziamo subito col riportare parola per parola un passaggio fondamentale: “Al momento NON esistono terapie basate sull’utilizzo delle cellule staminali clinicamente approvate per la terapia del diabete. Esistono però numerosi approcci terapeutici per il diabete basati sull’utilizzo delle cellule staminali già valutati o in corso di valutazione in studi clinici. Esistono tre grossi campi di potenziale applicazione: 1) la ricostruzione della massa beta cellulare; 2) l’immunomodulazione nel diabete di tipo 1; 3) il trattamento delle complicanze”.
Un altro capitolo promettente è quello dell’utilizzo delle cellule dal sangue del cordone ombelicale per regolare la risposta del sistema immunitario, quindi immunomodulare la risposta verso le cellule beta pancreatiche nel diabete tipo 1. Il sangue da cordone ombelicale contiene molti linfociti T regolatori non ancora maturi, che sono in grado di inibire la risposta dei linfociti T effettori contro le cellule beta produttrici di insulina. Finora gli studi pilota, effettuati somministrando sangue da cordone ombelicale autologo in bambini affetti da diabete di tipo 1, hanno dato risultati negativi, facendo sollevare l’obiezione che responsabile del fallimento sia il trasferimento di un numero insufficiente di cellule con capacità immunoregolatoria. Sono in corso altri studi che prevedono l’impiego di cellule cordonali allogeniche ma è troppo prematuro trarre conclusioni.
Per approfondire l’argomento:
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