Dal momento che l’emoglobina glicata (HbA1c)riflette la glicemia media degli ultimi due-tre mesi ed ha un forte valore predittivo nei confronti delle complicanze da diabete, la sua determinazione va richiesta sia al momento della diagnosi sia nell’ambito delle valutazioni periodiche necessarie per una gestione ottimale della malattia diabetica.
La frequenza di questo test, che si effettua con un prelievo di sangue, è variabile e può andare da un minimo di due volte all’anno se il controllo glicemico è stabile a un massimo di 4-6 volte all’anno nelle situazioni cliniche più complesse, quando non si raggiungono gli obiettivi glicemici prefissati, nonostante continui aggiustamenti della terapia antidiabetica. Il test dell’emoglobina glicata è soggetto ad alcune limitazioni.
Tutte quelle condizioni che influenzano il turnover dei globuli rossi (emorragie, emolisi) e la presenza di varianti dell’emoglobina devono essere prese in considerazione, dal momento che il valore dell’emoglobina glicata in queste condizioni non si correla ai valori glicemici medi degli ultimi 2-3 mesi. Inoltre, il valore dell’emoglobina glicata non permette di valutare la variabilità glicemica e non riflette gli episodi di ipoglicemia.
In queste situazioni diventa ancora più importante il binomio emoglobina glicata/autocontrollo glicemico per riuscire ad avere una valutazione più accurata. Più recentemente, il test dell’emoglobina glicata è entrato a far parte dei criteri diagnostici del diabete, affiancando i criteri tradizionali. Un valore di HbA1c 6.5% (48 mmol/mol) identifica una condizione di diabete, mentre valori compresi tra 5.7% e 6.4% (tra 39 e 46 mmol/mol) identifica una condizione di prediabete.