Il Gruppo Donna dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) – con la collaborazione della professoressa Paola Bianchi dell’Università La Sapienza di Roma e del professor Angelo Cagnacci dell’Università di Modena – si è fatto promotore di un documento per fare chiarezza sulle scelte in tema di contraccezione per le donne affette da diabete.
In questi ultimi decenni i progressi nel campo della contraccezione sono stati notevoli: basti pensare non solo alla riduzione della quota estrogenica nella pillola e alla disponibilità di contraccettivi costituiti dal solo progestinico ma anche alla possibilità di utilizzare vie di somministrazione alternative.
E’ ovvio che, quando di parla di contraccezione e diabete, bisogna avere ben chiaro l’effetto del contraccettivo ormonale sui meccanismi della coagulazione e sulla regolazione del metabolismo dei carboidrati e dei lipidi.
Si tratta di una valutazione fondamentale perché può da un lato aggravare l’andamento della malattia diabetica e delle complicanze vascolari e dall’altro anticipare la comparsa di diabete in donne predisposte, ad esempio quelle con pregresso diabete gestazionale.
Riassumendo quando esposto nel documento AMD, la contraccezione ormonale può essere prescritta secondo le seguenti indicazioni:
– gli estroprogestinici possono essere utilizzati solo in presenza di diabete non complicato da malattie cardiovascolari;
– la contraccezione solo progestinica (minipillola, impianto sottocutaneo, sistema intrauterino ormonale) può essere utilizzata sempre, anche in presenza di complicanze vascolari;
– in presenza di comorbidità, la contraccezione estroprogestinica è quasi sempre controindicata;
– in presenza di comorbidità può essere utilizzata la contraccezione solo progestinica (minipillola, impianto sottocutaneo, sistema intrauterino ormonale).