Nel numero di settembre di Diabetes Care (vol. 35, pag. 1902-1906, 2012) compaiono i risultati di una ricerca francese condotta su 1599 soggetti non affetti da diabete mellito, che per il sospetto di avere la sindrome delle apnee notturne si sono rivolti a Centri specializzati. I ricercatori hanno individuato come la gravità delle apnee notturne nei loro pazienti vada di pari passo con il deterioramento del controllo glicemico, espresso dai valori della emoglobina glicata (HbA1c); infatti, i soggetti con apnee caratterizzate da cadute significative dei livelli di ossigeno nel sangue sono quelli più a rischio di presentare valori di HbA1c superiori al 6%. Il risultato emerso da questi studi è molto importante, perché dimostra che la sindrome delle apnee notturne può essere di per sè fattore di rischio per la comparsa di diabete.
Russare durante il sonno mette a rischio anche per il diabete
La sindrome delle apnee notturne (abbreviazione OSAS dall’inglese “obstructive sleep apnea syndrome”) è già nota come fattore di rischio indipendente per le malattie cardiovascolari, come ictus, infarto miocardico e insufficienza cardiaca, e ora lo diventa anche per il diabete mellito. Si tratta di una malattia molto diffusa, caratterizzata da sintomi quali russamento, sonnolenza diurna, apnee notturne segnalate dal partner, difficoltà nella concentrazione, cefalea al risveglio. Alla base di tutto ciò vi sono episodi ricorrenti di ostruzione parziale o completa delle vie aeree superiori durante il sonno con la conseguenza di ripetute cadute dei livelli di ossigenazione del sangue e frammentazione del sonno. I meccanismi che legherebbero le apnee notturne alle alterazioni del metabolismo glucidico sarebbero molteplici. L’ipossia cronica intermittente e la frammentazione del sonno potrebbero portare ad alterazioni del metabolismo glucidico attraverso l’attivazione del sistema nervoso simpatico, dell’asse ipotalamo-ipofisario e delle vie di modulazione dell’infiammazione.