“Cosa posso mangiare?” E’ la prima domanda che ci si fa dopo la diagnosi di diabete.
Come succede ogni 5 anni, l’ADA (American Diabetes Association) ha pubblicato le raccomandazioni più salienti emerse dopo aver esaminato più di 600 studi pubblicati dal gennaio 2014 al febbraio 2018. Sono emersi alcuni principi, che vi elenchiamo qui sotto.
- Non esiste una sola dieta per diabetici. Infatti, è necessario tenere in considerazione tanti fattori che vanno dall’età, alle preferenze alimentari, alle altre malattie associate e – non ultimo – al budget. Non dimentichiamo poi che le esigenze nutrizionali cambiano per il diabete tipo 1 o tipo 2.
- La scelta tra gli schemi nutrizionali è ampia. Si va dalla dieta mediterranea a quella vegana, con vantaggi e limiti. A prescindere dal tipo di dieta, alcuni consigli non cambiano. Anzitutto, non consumare verdure amidacee; poi, ridurre al minimo indispensabile l’aggiunta di zuccheri e cereali raffinati.
- I macronutrienti possono variare. Le percentuali di macronutrienti (carboidrati, proteine, e grassi) debbono essere personalizzati.
- La composizione in carboidrati nella dieta non può essere uguale per tutti, fermo restando che la riduzione della loro percentuale nella composizione dei pasti porta a benefici nel controllo glicemico.
- La perdita di peso determina vantaggi indiscutibili dal punto di vista metabolico. Nel soggetto con diabete tipo 2 i primi risultati si toccano con mano già per una riduzione di peso pari al 5%.
- Sostituire certi cibi porta a benefici dal punto di vista cardiovascolare. Per esempio, sostituire cibi ricchi in grassi saturi (come burro e carni rosse) con quelli ricchi di grassi insaturi (olio d’oliva, pesce) riduce i livelli di colesterolo LDL.
In conclusione, non dimentichiamo mai che la nostra personale battaglia contro il diabete passa sempre attraverso una rivoluzione nelle nostre abitudini ………
Da: Kelly Rawlings, Diabetes Forecast, American Diabetes Association ADA, 2019